Nomisma. “13° Rapporto sulla Finanza Immobiliare”

Nomisma. “13° Rapporto sulla Finanza Immobiliare”

A distanza di dodici anni dalla crisi del 2008 e agli esordi della più grande recessione dal dopoguerra, la finanza immobiliare è passata dal ruolo di grande imputato a quello di imprescindibile alleato. Se, infatti, la bolla dei mutui subprime aveva nella matrice finanziaria il tratto di più evidente caratterizzazione e il veicolo di pervasiva diffusione, oggi ci troviamo nella condizione di totale dipendenza da quegli strumenti che misero in ginocchio il settore e, con esso, l’economia mondiale. Ad alimentare il tracollo è stato, in questo caso, il severo lockdown a cui tutti i principali Paesi sono stati costretti, a partire da marzo di quest’anno, per arginare la pandemia di COVID-19, diffusasi in Cina già sul finire dello scorso anno, poi estesasi su scala globale e, al momento, tutt’altro che ancora completamente domata.

Ad un quadro già di per sé drammatico si aggiunge il carico ansiogeno di una narrazione che ignora l’importanza dell’elemento fiduciario nell’assunzione delle scelte di consumo e di investimento. Non deve stupire che alla riapertura delle attività economiche, il risparmio precauzionale rappresenti l’ovvia risposta – come certificato dai risultati dell’indagine sulle famiglie – a rischi di ricaduta virale così ostinatamente evocati. Il ritardo nell’adozione delle misure economiche, l’inadeguatezza delle stesse e i timori che promanano dalla comunicazione istituzionale pongono l’economia del nostro Paese in una posizione di svantaggio competitivo, che non potrà che acuire le difficoltà già evidenti nella fase precrisi.

In questo quadro, la prospettiva di un progressivo deterioramento del contesto macroeconomico mette inevitabilmente il settore immobiliare in una straordinaria condizione di affanno e difficoltà, che il Rapporto misura prevedendo un ridimensionamento dell’attività transattiva, nel biennio 2020-21, che si prevede riporterà il mercato sui livelli di sei anni addietro, quando si stava finalmente chiudendo una fase di arretramento di proporzioni inedite. L’unico fattore che potrebbe in parte contribuire a limitare l’entità della débacle è rappresentato dalla disponibilità delle banche a sostenere una domanda di accesso al mercato, che sarà inevitabilmente più esigua dal punto di vista numerico e più fragile da quello economico.

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