Itinerari previdenziali. ESG e SRI,le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani

Itinerari previdenziali. ESG e SRI,le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani

Indagine sulle strategie di sostenibilità e integrazione dei criteri ESG nei portafogli dei principali investitori istituzionali italiani.

Il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali ha condotto un’indagine su come gli investitori istituzionali italiani integrano i criteri ESG all’interno dei loro portafogli. L’indagine si è rivolta ad una platea eterogenea con un totale di 123 partecipanti, nel dettaglio: 19 casse di previdenza dei liberi professionisti, per un totale attivo rappresentato di oltre 97 miliardi; 36 fondazioni di origine bancaria, con circa 36,6 miliardi di attivo, vale a dire il 77% del totale delle 86 Fondazioni bancarie italiane; 19 fondi pensione preesistenti e 28 negoziali, per un ANDP rispettivamente di 49 e 63,5 miliardi di euro (il 72% e il 97% dell’ANDP complessivo) e 21 compagnie di assicurazione, per un totale investimenti prossimo ai 300 miliardi.
Nel grafico si sottolinea il modo in cui la pandemia ha impattato sul processo di investimento sostenibile da attuare nei prossimi anni, facendo riferimento agli specifici settori in cui si prevede vengano effettuati investimenti da parte dei player istituzionali: forte preferenza verso le energie rinnovabili con il 56%, seguite dalle infrastrutture sanitarie con il 36% e dall’healthcare con il 29%; più staccate Silver Economy e tecnologia (24% e 23%).
Rispetto al 2022 scendono le intenzioni di investimento per energie rinnovabili ed healthcare in favoredi soluzioni alternative, tra cui life science e agribusiness.
Tra i partecipanti, solo nel 22% dei casi è presente un team dedicato agli aspetti di sostenibilità, con specifiche e certificate competenze su investimenti ESG. Il 28% dichiara di gestire i processi ESG internamente, ma senza aver identificato una risorsa o un team dedicato. Il 49% dichiara di non avere risorse interne e di demandare in toto la gestione all’esterno.

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