Congiuntura Flash di Confindustria – gennaio 2019

Congiuntura Flash di Confindustria – gennaio 2019

La Congiuntura flash di gennaio evidenza un segnale poco confortante per gli investimenti che non ripartono. E’ attesa una spesa delle imprese ancora debole, sia nel 4° trimestre 2019 che a inizio 2020. A dicembre, infatti, gli ordini interni dei produttori di beni strumentali hanno recuperato un po’ e la fiducia nel manifatturiero è rimasta stabile, ma entrambi gli indicatori sono su livelli molto ridotti. Le condizioni per investire, inoltre, restano piuttosto incerte. Restano stabili i tassi sovrani stabili. A gennaio il rendimento del BTP decennale rimane in media a 1,29%, poco sopra i minimi di ottobre. Quasi invariati i tassi anche negli altri paesi dell’Eurozona (Germania -0,25%). Lo spread dell’Italia resta quindi fermo a 154 punti base. Questi dati confermano che l’effetto degli acquisti BCE (24 miliardi di euro di bond pubblici a novembre-dicembre), è stato già scontato dai mercati. Risulta invece in calo il credito. Sebbene per le aziende il costo del credito rimanga, infatti, invariato ed ai minimi (1,3% a novembre), il calo dei volumi dei prestiti si sta ampliando pericolosamente (-1,9% annuo). L’indagine qualitativa ISTAT indica che le condizioni di offerta sono state, al margine, ancora ristrette nel 4° trimestre. Si è ridotta solo di poco la quota di imprese che non ha ottenuto il credito richiesto (5,3% a dicembre). Ancora debole l’Eurozona. Anche nell’area coesistono dinamiche settoriali opposte: all’acuirsi della fase recessiva nell’industria si contrappone, infatti, la resilienza dei servizi. Nell’industria, le aspettative per i primi mesi del 2020 restano improntate a pessimismo e l’eccesso di capacità produttiva rispetto alla debole domanda rischia di impattare negativamente sull’occupazione del settore. Al contrario nei servizi gli imprenditori si attendono un ulteriore incremento della domanda nei prossimi mesi. Reggono i mercati finanziari. Scarse ripercussioni dell’instabilità sulle Borse dei paesi avanzati, che hanno continuato a salire a dicembre-gennaio, ma a ritmi minori: +4% il listino negli USA, proseguendo il trend di rialzo, che entra nel 12° anno. L’euro ha mostrato un marginale rafforzamento da dicembre (fino a 1,12 dollari, da 1,10): se questo trend dovesse proseguire, frenerebbe l’export dell’Eurozona. Restano deboli gli scambi mondiali. La dinamica del commercio mondiale resta fiacca (+0,4% in ottobre). Secondo il PMI globale, gli ordini esteri manifatturieri sono in risalita ma restano in area di contrazione (49,2 a dicembre) e l’industria mondiale rimane appena sulla soglia della stabilità (50,1).

 

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