Banca d’Italia. Relazione annuale sul 2019
La pandemia di Covid-19 ha modificato profondamente le prospettive dell’economia per l’anno in corso e per gli anni a venire rispetto a quanto ci si poteva attendere sulla base degli andamenti del 2019. Secondo gli scenari formulati dal Fondo monetario internazionale, il prodotto mondiale registrerà una forte diminuzione, anziché una modesta crescita. Per l’economia italiana, rimasta pressoché stazionaria nel 2019, pur mostrando cospicui progressi nella competitività internazionale, nei livelli di indebitamento delle imprese e nelle condizioni del sistema bancario, si prevede la più forte contrazione dalla Seconda guerra mondiale.
L’economia dell’area dell’euro
Nel 2019 il prodotto nell’area dell’euro è cresciuto dell’1,2 per cento, ben al di sotto delle previsioni formulate un anno prima; ha rallentato in tutti i principali paesi. Il settore industriale si è indebolito. Alla riduzione della dinamica del PIL ha contribuito soprattutto l’andamento dell’interscambio commerciale. Dalla fine del febbraio di quest’anno l’epidemia di Covid-19 si è progressivamente estesa a tutti i paesi dell’area. Il conseguente calo della spesa di famiglie e imprese e l’adozione, dal mese di marzo, di misure di contenimento del contagio hanno determinato una forte contrazione dell’attività economica nel primo trimestre, già in rallentamento nello scorcio del 2019. Gli indicatori disponibili suggeriscono un’ulteriore e diffusa riduzione nei mesi primaverili. Anche l’occupazione ne ha risentito, flettendo in tutti i principali paesi.
L’economia italiana
L’anno scorso il PIL ha decelerato, registrando una crescita dello 0,3 per cento. Gli investimenti sono aumentati decisamente meno rispetto al 2018, frenati dall’incertezza diffusasi tra le imprese a seguito del rallentamento dell’economia globale e delle persistenti tensioni protezionistiche. I consumi delle famiglie hanno risentito della debole dinamica del reddito disponibile. In un contesto di significativo indebolimento del commercio mondiale, le imprese italiane hanno sostanzialmente mantenuto le quote di mercato. Si è di riflesso ampliato il surplus di conto corrente, sostenuto anche dal miglioramento della bilancia turistica; la posizione netta sull’estero dell’Italia è risultata alla fine del 2019 prossima al pareggio. A livello territoriale, nel 2019 l’attività economica è cresciuta nel Nord; si è mantenuta sui livelli dell’anno precedente nel Centro e nel Mezzogiorno.
Dalla fine di febbraio la diffusione dell’epidemia di Covid-19 ha determinato un forte impatto negativo sull’attività economica. Nel primo trimestre il PIL ha registrato una flessione del 4,7 per cento; sulla base di nostre valutazioni, il calo sarebbe stato più accentuato nelle regioni del Nord. Alla contrazione del prodotto avrebbe contribuito soprattutto la marcata diminuzione della spesa delle famiglie. Da marzo l’interscambio con l’estero e i flussi turistici sono fortemente diminuiti per l’interruzione delle attività produttive “non essenziali” disposta dal Governo. Gli indicatori disponibili segnalano una significativa caduta del prodotto anche nel secondo trimestre, che si rifletterebbe in un deciso calo nel complesso dell’anno in corso.
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