
ULI e Pwc. Gli emerging trends nel real estate europeo del 2026
Nel 2026, il mercato immobiliare europeo si muove da un cauto ottimismo a un approccio più pragmatico, in un contesto segnato da tensioni geopolitiche – dall’Ucraina al Medio Oriente – e dall’instabilità della politica commerciale statunitense.
Dal rapporto ULI con PwC, che riflette le opinioni di 1.276 professionisti del settore immobiliare europeo, il 77% dei professionisti del settore si dice preoccupato per la crescita economica europea, mentre il 72% teme un rallentamento globale. La “deglobalizzazione”, considerata un rischio marginale fino a pochi anni fa, è ora un tema rilevante per il 70% degli intervistati. Le preoccupazioni per inflazione (51%) e tassi d’interesse (49%) si sono ridotte rispetto al 2025, ma restano centrali, mentre cresce l’attenzione alla cybersecurity (64%). In questo quadro, la maggioranza degli operatori prevede un aumento della disponibilità di debito ed equity, anche grazie al ritorno del credito bancario e all’ingresso di nuovi capitali privati come family office e fondi di private equity.
Gli investitori mantengono un approccio selettivo, concentrandosi sui mercati con istituzioni solide e alta liquidità. Londra, Parigi, Berlino e Madrid restano le città più attrattive per il quarto anno consecutivo, mentre Milano si conferma al settimo posto, apprezzata per fondamentali in miglioramento e maggiore competitività di prezzo; Roma risale invece al 16° posto. Le dimensioni e la liquidità del mercato sono i criteri principali per il 29% degli intervistati (e tra i primi tre per il 56%). Tra i settori, il residenziale rimane il più apprezzato, rappresentando cinque dei dieci segmenti più promettenti – tra cui student housing, co-living e affordable housing – mentre data center, nuove infrastrutture energetiche e student housing guidano il ranking complessivo. L’intelligenza artificiale si impone come il principale driver di trasformazione: il 75% degli operatori la utilizza già nelle proprie attività immobiliari, rispetto al 51% dell’anno precedente, con applicazioni in marketing, property management e asset management.
La sostenibilità continua a essere una priorità, ma con un approccio più pragmatico: il 55% degli intervistati la considera una preoccupazione principale, in calo rispetto al 67% del 2025, pur riconoscendo che l’efficienza energetica resta decisiva per accedere ai finanziamenti. Circa la metà dei rispondenti ritiene che una maggiore chiarezza normativa sugli asset sostenibili e incentivi fiscali mirati possano allineare meglio il real estate agli obiettivi di crescita europea. Solo un operatore su cinque considera oggi il settore pienamente allineato al ruolo di motore economico e sociale delineato nel rapporto Draghi, ma cresce la consapevolezza del suo potenziale nel rafforzare la competitività europea attraverso innovazione, rigenerazione urbana e collaborazione pubblico-privata.


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