I dati di Confindustria sulla forza dell’economia italiana
Il Centro Studi di Confindustria in questo documento analizza i punti di forza che hanno caratterizzato la nostra economia, evidenziando progressi tangibili fatti nel corso degli ultimi anni e valorizzando la solidità del sistema produttivo italiano agli occhi degli analisti internazionali.
Nel periodo 2018–2023, l’Italia ha registrato una crescita economica superiore a quella della Germania (+1,0% annuo contro +0,3%), grazie soprattutto a un significativo aumento degli investimenti (+17,8% rispetto al 2019), nettamente superiore a quello di Francia, Germania e Spagna. Questa performance è stata sostenuta principalmente dal settore manifatturiero, secondo in Europa per dimensioni e il più diversificato, con una produttività oraria superiore a quella di Francia e Spagna. Le esportazioni hanno registrato un incremento di oltre il 45% dal 2015, contribuendo a una solida posizione finanziaria netta sull’estero (+12,2% del PIL nel 2024).
Guardando al settore delle imprese, la struttura finanziaria si è rafforzata con un aumento della capitalizzazione e una riduzione della dipendenza dal credito bancario. Dal 2007 al 2022, la quota di capitale è cresciuta di 13 punti percentuali, mentre l’incidenza dei prestiti bancari è scesa dal 19,5% al 13,2%. Anche il mercato del lavoro ha mostrato segnali positivi, con tassi di attività e occupazione in crescita. Le più recenti riforme del lavoro hanno contribuito a una maggiore flessibilità e dinamismo, aumentando la produttività delle imprese. Anche sotto il profilo ambientale e della sostenibilità, l’Italia si distingue per un’intensità di emissioni tra le più basse del G20, con risultati particolarmente positivi nel comparto manifatturiero, secondo per dimensioni ma solo diciassettesimo in Europa per intensità emissiva.
Importanti progressi sono stati compiuti anche sul piano delle riforme strutturali, in particolare quella del sistema giudiziario, con una riduzione del 44% dell’arretrato civile e un miglioramento dell’efficienza complessiva. Sul fronte previdenziale, l’Italia ha avviato una serie di riforme che contribuiranno a contenere la spesa pensionistica nel lungo periodo. Parallelamente, la stabilità politica e fiscale è migliorata sensibilmente. L’indicatore di stabilità politica della World Bank mostra un netto miglioramento tra il 2018 e il 2023, e il debito pubblico è cresciuto meno rispetto ad altri Paesi avanzati. Inoltre, la quota di debito detenuta da investitori esteri è significativamente inferiore a quella di Francia e Germania, segno di una maggiore resilienza interna.
Nonostante questi risultati, permane un disallineamento tra i fondamentali economici italiani e le valutazioni del merito creditizio sovrano. Il documento di Confindustria invita pertanto a una rilettura aggiornata del rischio Paese, alla luce della crescita, della solidità produttiva e della disciplina fiscale dimostrate negli ultimi anni.
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