CBRE. I trend del settore hospitality in Europa

CBRE. I trend del settore hospitality in Europa

Nel suo ultimo report CBRE analizza l’evoluzione del settore hotel europeo.

Nel 2024 il numero di viaggi è tornato ai livelli del 2019, incluso il business travel internazionale, che era stato tra i segmenti più colpiti dagli effetti della pandemia. Per il 2025 si prevede un’ulteriore crescita della domanda, trainata soprattutto dal turismo inbound e a lungo raggio. I viaggi all’interno dell’Europa resteranno prevalenti, con un aumento del 15% rispetto al 2019. I collegamenti a lungo raggio, invece, non hanno ancora recuperato del tutto e si prevede una crescita dell’11% entro la fine del 2025. Francia e Spagna continuano a guidare la classifica per numero di arrivi, ma i ritmi di crescita più alti si registrano in Spagna e, ancor di più, in Italia, che supera la Francia anche per numero di pernottamenti in hotel. Buone prospettive emergono anche per Germania, Grecia e Polonia, grazie al miglioramento della loro offerta alberghiera

A medio-lungo termine, le previsioni restano positive: si stima una crescita annua del 4,4% della spesa domestica e del 5% degli arrivi internazionali. I principali rischi su queste previsioni derivano dalle tensioni geopolitiche e dalla fiducia di consumatori e imprese, ma elementi come il rilancio degli investimenti europei, una possibile risoluzione del conflitto in Ucraina e la riallocazione dei flussi turistici globali potrebbero sostenere ulteriormente il settore. La piena ripresa del turismo cinese, invece, è rinviata al 2026.

Dal punto di vista operativo, nei primi mesi del 2025 il RevPAR europeo è cresciuto del 3,1% su base annua, trainato da un aumento dell’occupazione (+16 punti), mentre l’ADR è rimasto stabile (+0,6%), segnalando una certa prudenza nel pricing. I cinque principali mercati – Italia, Spagna, Germania, Francia e Regno Unito – concentrano ancora il 66% delle notti in hotel, ma mercati come Grecia, Polonia, Irlanda e Portogallo mostrano un potenziale di crescita superiore. Il RevPAR è atteso in aumento più rapido rispetto all’ADR, grazie al quasi completo ritorno dell’occupacy delle camere, con il business tourism dovrebbe colmare parte del divario rispetto al settore leisure.

L’espansione dell’offerta alberghiera rallenterà notevolmente: dal tasso storico dell’1,3% annuo (2011–2024) si passerà allo 0,5% tra il 2025 e il 2030, rafforzando l’attrattività del settore dal punto di vista degli investimenti.

Nel primo trimestre 2025, gli investimenti alberghieri in Europa hanno raggiunto 4,9 miliardi di euro, in linea con l’anno precedente e sopra la media decennale, con particolare vivacità nei Paesi nordici e in Europa centro-orientale. L’Italia si distingue con oltre 600 milioni di euro investiti (+148% su base annua), seguita dalla Germania (359 milioni, +41%), mentre il Regno Unito registra un calo dovuto a un effetto confronto con l’elevato Q1 2024. Si prevede una crescita dei volumi nella seconda metà dell’anno. Il capitale privato ha dominato il mercato (45% sviluppatori e operatori diretti, 25% private equity), mentre gli investitori istituzionali restano cauti. I rendimenti si sono stabilizzati, con leggere flessioni in mercati chiave come Londra, Madrid e Barcellona.

I fondamentali restano solidi: margini operativi stabili, inflazione sotto controllo e performance redditizie sostengono le valutazioni e alimentano l’interesse, in particolare da parte di investitori dal profilo value-add alla ricerca di opportunità di valorizzazione tramite branding, gestione attiva e CapEx. Le prospettive del settore alberghiero europeo appaiono nel complesso ben posizionate per una crescita sostenuta per tutto il 2025.

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